La soluzione non sono le armi, ma dialogo e negoziato
15 mag 2021
Un incendio devastante sta bruciando il Medio Oriente: alle centinaia di razzi lanciati da Hamas sulle città israeliane sono seguiti i bombardamenti israeliani su strutture militari e civili di Gaza, in una escalation militare di cui pagano i costi le popolazioni inermi.
In Siria da undici anni è in corso una guerra civile che ha distrutto il Paese, provocando centinaia di migliaia di vittime e milioni di sfollati e profughi. Cosi conflitti armati lacerano lo Yemen, il Tigray etiopico, il Sahel. Guerre e conflitti laceranti scuotono periodicamente il Caucaso. E nella lontana Birmania un pugno di generali ha stroncato la vita democratica e soffoca con le armi chi non si piega al sopruso.
La tentazione di risolvere i conflitti con la forza è antica quanto la storia del mondo.
Ma è una tentazione illusoria: con le armi si può conquistare un territorio altrui, occupare una nazione vicina, reprimere una minoranza, rovesciare una democrazia. Ma le armi producono distruzioni, vittime innocenti e sofferenze, scavando un solco di odio, rancori, ansie di vendetta che germineranno più atroci conflitti.
Ci sarà pace giusta, stabilità durevole, sicurezza soltanto se sul crepitio delle armi prevarrà il suono della parola, se alla protervia dell'imposizione si sostituirà il dialogo, se l'uso della forza cederà il passo al negoziato.