25 aprile: "Usque ad finem et ultra, comites"
24 apr 2021
È questo il 76º 25 aprile che celebriamo nella democrazia e nella libertà. Tre quarti di secolo nei quali l'Italia, l'Europa, il mondo hanno conosciuto evoluzione economica, trasformazioni sociali, cambiamenti istituzionali che via via hanno ridisegnato il profilo della società e la vita di grandi moltitudini di persone.
Questo vivere da lungo tempo in una società libera e aperta può indurci a credere che la democrazia sia al riparo da qualsiasi rischio. Non è così. Basta alzare lo sguardo ad un orizzonte più ampio per vedere in quante parti del mondo prevalgono oppressione, dittature e violenze. In queste settimane dalla Birmania è venuta la rappresentazione di come una democrazia possa essere travolta e soffocata.
Ma non sono solo le dittature a insidiare la democrazia.
In non pochi paesi stanno affermandosi le cosiddette "democrazie illiberali" regimi ibridi in cui le istituzioni democratiche - parlamento, magistratura, media, pubbliche amministrazioni - sono formalmente riconosciute, ma in realtà svuotate da una gestione autocratica e autoritaria da parte di chi governa.
E infine la democrazia è insidiata anche nelle società liberali dall'approfondirsi di ineguaglianze e ingiustizie, povertà ed esclusioni che consentono a movimenti populisti e antisistemici di raccogliere il consenso di quanti si sentono esclusi e non tutelati.
Insomma, la democrazia per essere solida ha bisogno che i suoi valori di uguaglianza, giustizia sociale, rispetto della dignità umana, parità di genere vivano nella concreta quotidianità delle persone e ciascuno abbia fiducia che è nella democrazia che può vedere riconosciute le proprie capacità e aspirazioni.
"25 aprile sempre" non è solo un atto di fede, ma l'assunzione di un impegno che richiama la responsabilità di ciascuno di noi.
Come è scolpito nelle pietre dell'Ossario partigiano dove sono sepolti i compagni di lotta di mio padre: "Usque ad finem et ultra, comites".