Intervento alla presentazione della Peer Review sulla cooperazione italiana
01 dic 2020 |
Gent.ma Signora Presidente, Gentile Signor Direttore, membri dell'OCSE-DAC, Vice Ministra De Re, colleghi e amici, sono molto onorato per questo invito alla presentazione della Peer Review sulla cooperazione italiana di cui vi ringrazio e di cui colgo tutta l'opportunità politica e l'importanza strategica. Voglio sottolineare innanzitutto come Il documento promuova l'impianto della legge 125/2014 e quindi, indirettamente, il lavoro compiuto dalla Commissione Esteri nella scorsa legislatura. Lo dico senza vanagloria visto che non ne facevo parte, ma so che a questo appuntamento partecipano colleghi, insieme ad esponenti delle organizzazioni non governative, che hanno dato un contributo notevole alla definizione del progetto di legge che ha portato a compimento una elaborazione legislativa pluridecennale. Dicevo dell'opportunità e dell'importanza strategica. Questo rapporto OCSE-DAC giunge infatti a sei anni dal precedente che non poteva ancora aver misurato gli effetti della legge 125 appena approvata. Rappresenta dunque una occasione eccellente per verificare lo stato di attuazione della legge, il recepimento delle raccomandazioni redatte allora ma, anche e soprattutto, lo stato di salute del sistema della cooperazione in Italia suggerendo, come abbiamo visto, ulteriori e acute raccomandazioni. L'importanza strategica sta invece nel riconoscimento e nell'incoraggiamento al nostro Paese come attore globale del multilateralismo. Ruolo in cui gioca una componente fondamentale l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo nelle relazioni bilaterali ma soprattutto il concorso, che peraltro è al momento maggioritario, alla cooperazione in organismi multilaterali. L'emergenza sanitaria che stiamo vivendo, come ha già detto la Vice Ministra Del Re, ci mette di fronte alla necessità di una collaborazione internazionale per la lotta comune al comune nemico. Se vogliamo comprimere il meno possibile la libertà e ritornare a crescere liberati dal virus, dobbiamo scommettere nel multilateralismo, nello scambio di informazioni, nella trasparenza e nella lealtà reciproca. L'unilateralismo non ci può servire. Ci serve la cooperazione multilaterale, la cooperazione internazionale. E veniamo quindi più nel dettaglio al rapporto OCSE DAC che, come abbiamo appena sentito, non ci fa solo i complimenti ma ci muove anche e, giustamente, delle critiche che sono dei veri e propri stimoli. E il primo riguarda i deficit nell'attuazione della legge 125. Voglio dire qui davanti a voi che se c'è un lavoro di aggiornamento, di aggiustamento, di ammodernamento da apportare alla legge sulla cooperazione da parte della Commissione Esteri della Camera dei Deputati c'è la massima ricettività, disponibilità e ascolto. Un primo punto toccato dalla peer review evidenzia una Incoerenza all'interno della politica migratoria del nostro paese. Giusto. Ma dobbiamo ricordarci a quando risale questa ricerca che si svolge tra marzo e ottobre del 2019 quando c'era un'altra maggioranza alla guida del Paese e contemporaneamente si perseguivano sia i trafficanti di uomini e sia i salvatori di uomini. Ovvero i gommoni degli scafisti e i battelli delle ONG. Ecco dobbiamo dire con chiarezza che oggi, a un anno dalla stesura del rapporto questa incoerenza non esiste più. Tutti vogliamo che le risorse destinate alla cooperazione abbiano il massimo impatto. Maggiore ne è l'efficacia maggiore è la credibilità internazionale che acquisisce l'Italia. Più forti saranno le ragioni del multilateralismo. Il rapporto ci restituisce quindi il quadro di una Italia eccellente nella risposta immediata all'emergenze umanitarie, ma meno efficace in quelli che sono interventi di medio lungo periodo finalizzati a rimuovere in modo durevole le cause del sottosviluppo. Si coglie una distanza tra gli interventi singoli e invece, come viene raccomandato, un "approccio più strategico e comune all'intera amministrazione". Insomma facciamo fatica a fare sistema anche sul piano della cooperazione internazionale nonostante le premesse culturali, professionali, ideali ci siano tutte. Un punto debole viene evidenziato nel piano di programmazione previsto dalla legge 125/2014 che pur essendo, secondo previsione, di durata triennale in realtà però conosce un aggiornamento annuale. Secondo il rapporto questo ostacolerebbe l'approntamento di misure e soprattutto di una strategia di medio periodo. Anche su questo massima disponibilità al confronto per aggiornare e adeguare alle raccomandazioni la legge 125. Tutto questo ragionamento porta a riconoscere un problema di impatto e quindi di efficacia della nostra cooperazione e questo proprio nonostante gli sforzi e gli obbiettivi della legge del 2014 che erano quelli di legare la cooperazione in modo organico alla politica estera dell'Italia. Evidentemente siamo sulla strada giusta ma dobbiamo fare ancora molti chilometri. Non disponiamo ancora di un sistema in grado di collegare progetti e programmi ad un impatto desiderato e verificarne il risultato. Dobbiamo migliorare nell'accountability; è la premessa per rendere la cooperazione italiana uno strumento della cooperazione delegata dell'Unione europea. Altro obbiettivo non pienamente centrato della legge 125. Ma almeno ora abbiamo lo strumento, prima non lo avevamo. Solo dobbiamo imparare ad utilizzarlo al meglio. Altra importante intuizione riconosciuta nel percorso di riforma della cooperazione è il ruolo assegnato alla CDP Cassa Depositi e Prestiti, di istituzione finanziaria per la cooperazione allo sviluppo, un soggetto totalmente assente in precedenza e chiamato proprio a svolgere una funzione necessaria: quella di cerniera tra mondo privato, istituzionale e del volontariato internazionale proprio per permettere alla cooperazione di fare sistema ed essere così più efficace. Se c'è da aggiornare il quadro normativo affinché CDP disponga degli strumenti e delle risorse per adempiere al proprio mandato, anche su questo c'è la nostra diponibilità. E vengo in conclusione ad un altro punto debole sollevato dal rapporto cui proprio nell'ultimo anno, si è cercato di porre rimedio: alludo alla carenza di risorse umane qualificate senza le quali è impossibile definire e realizzare una strategia di medio termine. Abbiamo finalmente, nonostante il COVID, indetto dei concorsi. Per ultimarli però dobbiamo superare la pandemia. Cari amici, se da quasi sessanta anni l'Italia fa parte di questo organismo vuol dire che i valori, gli indirizzi, le strategie dell'OCSE sono riconosciuti come profondamente appartenenti all'identità del nostro paese e alla sua funzione internazionale. Vogliamo proseguire su questa strada che ora si è anche arricchita di altri traguardi: ad esempio quelli dell' AGENDA 2030 cui la cooperazione internazionale è sotto ogni punto di vista fortemente collegata. Infatti sia che si intervenga in agricoltura con la food alliance sia che si intervenga contro il cambiamento climatico e per lo sviluppo sostenibile, o per aumentare l'empowerment femminile, sempre su queste materie la cooperazione rientra nell'agenda e nei cosiddetti SDGs. Di qui il nostro impegno, compatibilmente con le ristrettezze congiunturali derivate dalla crisi del COVID, non solo a mantenere ma anche ad accrescere la quantità di risorse destinate alla cooperazione internazionale in rapporto al PIL. Lo dobbiamo fare perché la cooperazione internazionale è una delle forme più autentiche dell'identità italiana, specchio del suo variegato tessuto sociale, culturale e religioso. Una identità solidale e cooperativa, universale e cosmopolita. I miei migliori auguri al mondo della cooperazione italiana un vero e proprio argine a pericolose tentazioni sovraniste e unilateraliste destinate inevitabilmente a destabilizzare il quadro della sicurezza internazionale. |