I 50 anni delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Repubblica Popolare Cinese
01 dic 2020
Nelle scorse settimane abbiamo celebrato i 50 anni delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese. 50 anni di rispetto reciproco, di amicizia leale, di scambi commerciali e culturali.
La Cina e l'Italia di 50 anni fa non esistono più; tuttavia non è mai mancato, in tutto questo tempo, un interesse speciale da parte delle istituzioni della Repubblica italiana, nei confronti di quella che era e che continua ad essere la nazione più grande del mondo.
Ora davanti a noi sta il compito di costruire altri 50 anni di pace e prosperità. Ci sono delle sfide globali che ci attendono e che richiedono un impegno e uno sforzo comune.
La prima e la più urgente è rappresentata dalla pandemia COVID 19. Prima troviamo il vaccino e prima potranno ripartire l'economia e il commercio internazionale. Ma per arrivare a questo c'è bisogno della massima cooperazione internazionale.
Mi sia consentito allora in questa sede ricordare gli aiuti che nella prima fase dell'epidemia sono giunti all'Italia dalla Croce Rossa cinese, così come voglio ricordare il caso dei due turisti cinesi a Roma, i primi ad essere diagnosticati positivi al COVID 19 nel gennaio 2020, curati con efficienza dalle strutture del sistema sanitario italiano.
Questi episodi, uniti alla visita a sorpresa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad una scuola multietnica del centro di Roma frequentata da diversi bambini cinesi, danno la cifra del senso di solidarietà e fratellanza che il popolo italiano e il popolo cinese sentono reciprocamente e che è stato rappresentato al massimo grado.
La seconda grande sfida globale è il contrasto al cambiamento climatico. L'uscita, grazie alla globalizzazione, di centinaia di milioni di persone dallo stato di povertà e il conseguente raggiungimento del benessere hanno portato un aumento dei consumi e quindi dello sfruttamento delle risorse del pianeta e all'innalzamento della temperatura terrestre.
L'Europa si è posta importanti obiettivi. Con il Green New Deal, approvato nel febbraio di quest'anno, si è data l'obiettivo della neutralità climatica al 2050 e ha vincolato il 37% delle risorse del Recovery Fund a investimenti finalizzati al raggiungimento di questi obiettivi.
Anche il presidente cinese Xi Jiping ha annunciato importanti obiettivi di neutralità carbonica al 2060. E' un impegno importante. L'Italia sosterrà convintamente la Cina in ogni sforzo finalizzato ad accelerare in questa direzione.
La terza grande sfida globale riguarda quella che potremmo chiamare: la questione africana. Da come infatti evolverà questo continente si determineranno gli equilibri e il destino del XXI secolo.
L'Africa oggi conta 1,2 miliardi di persone. Ancora una popolazione inferiore a quella della Cina. Tra trent'anni anni, ovvero nel 2050, è previsto il raddoppio della popolazione che dovrebbe arrivare a 2,5 miliardi di persone per poi stabilizzarsi alla fine del secolo sui 4 miliardi. Non può essere l'emigrazione a risolvere e stabilizzare questa impressionante accelerazione.
Ci vuole una crescita, ma una crescita inclusiva, solidale e ovviamente sostenibile.
Peraltro il recente accordo commerciale Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep) tra la Cina il Giappone l'Australia la Corea del Sud, la Nuova Zelanda e i Paesi dell'ASEAN è davvero una buona notizia, perché è un ulteriore passo verso quel multilateralismo dell'economia che ha prodotto frutti positivi e duraturi di pace e prosperità di cui l'Unione europea è un esempio.
Il nostro augurio è che questo accordo commerciale possa rappresentare la premessa per la risoluzione delle numerose controversie di carattere geopolitico che riguardano la regione assicurando stabilità e sicurezza.
E vengo infine alle relazioni bilaterali. L'interscambio commerciale tra Italia e Cina è sempre cresciuto negli ultimi 30 anni, ma si registra un deficit commerciale per l'Italia in media tra i 10 e i 20 miliardi di euro annui. E' una relazione davvero troppo squilibrata cui andrebbero apportati dei correttivi. E' auspicabile che, nell'immediato futuro, l'Italia possa svolgere un ruolo attivo candidandosi a soddisfare quella domanda di beni di qualità che dovrebbe nascere dalla nuova classe media cinese.
La Cina è stata di gran lunga la nazione protagonista della globalizzazione ma questo successo economico va accompagnato anche da altre conquiste che riguardano non solo il benessere ma i diritti di libertà.
A questo riguardo e con il massimo rispetto per gli affari interni della più grande nazione del mondo, devo rappresentare che esiste anche in Italia una preoccupazione relativamente all'esercizio dei diritti umani e di libertà nella Repubblica Popolare Cinese.
Noi siamo chiamati a costruire un mondo di uomini, di uomini liberi. Il fine della politica è la libertà dell'uomo e la realizzazione piena della sua personalità. La nostra più profonda speranza è che la Cina condivida questi obbiettivi e che si possa insieme costruire un mondo di uomini liberi per il XXI secolo.
Piero Fassino
Presidente della Commissione Esteri