L'EUROPA E IL SUO DESTINO
Chi crede nell'Europa e in un suo ruolo protagonista ha molte ragioni per essere inquieto e allarmato.
In Francia le recenti elezioni hanno terremotato il sistema politico, rendendo particolarmente difficile la formazione di un governo e preconizzando una fase di prolungata instabilità. La Germania si incammina verso elezioni anticipate, a marzo, esposte al rischio di un ulteriore espansione elettorale della destra estrema e antieuropea, come già è accaduto nelle elezioni di importanti Lander. Due dinamiche che rischiano di paralizzare quell'asse franco-tedesco che fin dalla nascita della integrazione europea ne è stato un motore decisivo. Peraltro anche in altri due Paesi fondatori - Olanda e Italia - sono al timone forze che non esitano a manifestare la loro sfiducia nell'Unione europea, trovando non pochi proseliti nell'Europa centrale dall'Ungheria alla Slovacchia, dalla Romania alla Polonia. Uno scenario problematico di cui vi sono stati evidenti segnali nella faticosa formazione della Commissione Europea, la quale a neanche sette giorni dal suo insediamento è già sottoposta a pressanti richieste di rinvio di dossier cruciali, quali le politiche di riconversione energetica e l'accordo commerciale di libero scambio UE-Mercosul appena sottoscritto. Non minore inquietudine suscita in Europa l'evoluzione del conflitto in Ucraina. La freddezza di Trump ha incoraggiato Putin ad accentuare l'aggressione militare; reticenze e ambiguità minano la coesione europea; dopo due anni di sofferenze e distruzioni sotto bombe e missili russi inizia a farsi strada nell'opinione pubblica ucraina la convinzione che la guerra non si può vincere. E va diffondendosi il timore di dover subire una pace ingiusta. Un esito che produrrà frustrazione e indurrà a guardare all'integrazione nell'Unione europea con un carico alto di aspettative e domande, suscitando una forte tensione tra europeisti e sovranisti. Ragioni di inquietudine vengono anche dalla crisi mediorientale nella quale l'Europa non è riuscita fin qui ad avere un ruolo, pur essendo il primo partner commerciale di Israele e il principale finanziatore dell'Autorità Nazionale Palestinese. Insomma un'Europa fragile che alla difficoltà di affermarsi sulla scena internazionale assomma il travaglio derivante dalla aggressività competitiva cinese e dalla crisi di un settore industriale strategico e trainante quale è da sempre l'automotive. Uno scenario su cui si proietta l'ombra di Donald Trump di cui sono noti pregiudizi e ostilità verso l'Unione europea che il Presidente americano tenterà di bypassare tessendo una trama di relazioni bilaterali che metterà a dura prova la coesione europea. Uno scenario così problematico e gravido di rischi richiederebbe una risposta alta quale definita dalle proposte di rilancio della integrazione avanzate da Mario Draghi e Enrico Letta. È pura illusione - quando non consapevole inganno - la tesi sovranista per cui le molte e ardue sfide del mondo globale - pace e sicurezza, cambiamento climatico e transizione energetica, rapporto Occidente-Global South, flussi migratori, intelligenza artificiale e nuove frontiere delle tecnologie - possano essere affrontate con le sole politiche nazionali. In un mondo globale servono risposte globali e soprattutto attori globali. Diventarlo è la vera sfida a cui l'Europa è chiamata per darsi un destino e un futuro.
Piero Fassino
7 dicembre 2024
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