IL VOTO AMERICANO
Gli americani hanno votato e il 57% ha scelto Trump che ha conquistato la maggioranza dei delegati, degli Stati, dei votanti, trainando i Repubblicani a conquistare la maggioranza del Congresso. La generosità e l'impegno infaticabile di Kamala Harris non sono stati sufficienti, anche se a essere sinceri la speranza di un successo democratico era più un wishful thinking che una realistica prospettiva.
In realtà il voto americano ha replicato le stesse tendenze elettorali già manifestatesi in molte elezioni europee - in Olanda, Italia, Francia, Austria, Germania - tutte fortemente influenzate da un sentimento di paura che corre sotto la pelle delle società occidentali. Alle spalle c'è un lungo periodo di criticità: prima la crisi economica 2008/2014, poi gli anni del Covid e infine le guerre. A questo si aggiungano le paure provocate da molte forme di ingiustizia sociale, da un'inflazione che ha intaccato il reddito di molte famiglie, da una competizione globale senza regole, da un'immigrazione vissuta come assedio, dai disastri provocati dal cambiamento climatico, dal venir meno o indebolirsi delle certezze su cui ciascuno ha costruito la vita propria e dei figli. E su tutto un senso di perdita del primato che a lungo l'Occidente - e più di tutti l'America - ha esercitato sul mondo. Sappiamo come la paura susciti immediati istinti difensivi di arroccamento e di adesione a chi si presenta con parole d'ordine di "rassicurante protezione". E agli istinti si accompagnano pulsioni di rancore, di odio, di violenza che avvelenano la convivenza e le relazioni individuali e collettive.
Trump ha raccolto consenso cavalcando tutto ciò con proposte belliciste: dazi e protezionismo economico, blindatura dei confini, destrutturazione della spesa sociale a vantaggio delle riduzioni fiscali, negazione dei cambiamenti climatici, irrisione dei vaccini, inibizione dei diritti riproduttivi delle donne, disprezzo per le minoranze, ostilità all'Europa ("tanto carini gli Europei, ma ci rubano un sacco di soldi"), contestazione del multilateralismo. E, assecondando uno spirito isolazionista mai sopito in America, promettendo di mettere fine alle guerre in Ucraina e Medio Oriente con cinico realismo politico a scapito del rispetto del diritto internazionale.
Insomma un mix di protezionismo, sovranismo, conservatorismo e deregulation con cui si è rivolto - conquistandone i consensi - contemporaneamente a chi si sente escluso (i forgotten men) e a settori di ceto medio impoveriti e di establishment insofferente - come Elon Musk - a regole e principi. Costruendo così un "blocco sociale" che ha conquistato anche il voto di una parte di quegli elettorati (neri, latinos, donne, aree suburbane e periferiche) che in astratto erano considerati più favorevoli alla Harris. Sostenuto in questa operazione da sette messianiche e da gerarchie religiose.
C'è tutto questo dietro un successo che segna una cesura radicale con i valori liberali su cui sono cresciute le democrazie. Un mutamento di paradigma che impone al campo democratico - non solo americano - una riflessione attenta che parta da un'analisi approfondita delle paure che hanno spinto così tanti elettori ed elettrici a votare a destra. Non certo per assumere le politiche proposte da Trump, ma non limitandosi soltanto a denunciarne la demagogia eversiva. Una parte degli elettori che oggi hanno dato fiducia a Trump, negli anni scorsi ha votato per Clinton, Obama, Biden. Così come una parte degli elettori che in Europa ha scelto la destra, in precedenti elezioni aveva dato fiducia ai progressisti. Per riconquistarli occorre proporre un progetto capace di visione e di concretezza, tenendo insieme i valori della democrazia e dello stato di diritto con risposte concrete di giustizia redistribuiva, di uguaglianza e di pari opportunità. Operazione non semplice, né di breve periodo. Ma ineludibile e indispensabile, in primo luogo per l'Europa che avrà di fronte un'America competitiva e ostile. E a dispetto dell'entusiasmo dei sovranisti europei, su molti fronti - dalla competizione economica alle politiche di difesa e sicurezza - il sovranismo di Trump metterà a dura prova l'Europa, che eviterà di soccombere soltanto se sarà capace di reagire con un più alto livello di integrazione e coesione in tutti i campi.
 

Piero Fassino
9 novembre 2024