Un incendio sociale devastante ha investito nei giorni scorsi la Francia. L’uccisione di Nahel - un giovane di periferia di 16 anni - per non essersi fermato a un controllo di polizia ha fatto da detonatore esplosivo ad una situazione di disgregazione sociale che da anni segna le banlieues di Parigi, Marsiglia e di molte città francesi. Periferie desolate, abitate in gran parte da popolazione immigrata dalle antiche colonie del Maghreb e dell’Africa equatoriale, là dove vivono una condizione quotidiana di marginalità e precarietà quegli adolescenti di 15/17 anni protagonisti delle violente manifestazioni dei giorni scorsi.
E se i loro padri e i nonni hanno a suo tempo vissuto l’approdo in terra francese come il luogo in cui trovare certezze di vita - anche quando faticose e povere - non così i loro figli e nipoti, i cosiddetti beurs, che non si sono mai sentiti davvero accettati dalla società e hanno vissuto soltanto l’ ”integrazione della marginalità."
Una situazione a cui si contrappone un diffuso e radicato sentimento di ostilità, pregiudizio e rancore di una parte non minore della società francese. Dice molto che la colletta organizzata a favore dell’agente di polizia che ha ucciso Nahel abbia raccolto una quantità’ di denaro cinque volte superiore ai fondi raccolti dalla colletta promossa dagli amici di Nahel...