UN VOTO CHE INTERROGA LA POLITICA.
LE PRIMARIE PER UN NUOVO PD
Ciò che più ha colpito nell'esito delle elezioni regionali di Lombardia e Lazio, vinte dalla destra, è l'altissima percentuale di astensioni. In Lazio soltanto il 37% degli elettori si è recato a votare e in Lombardia il 41%. La metà circa dei votanti alle regionali precedenti.
Una tendenza che nell'ultimo decennio ha visto in ogni passaggio elettorale la costante riduzione di partecipanti al voto, evidente manifestazione di una crescente e grave disaffezione di una parte larga di cittadini dalla politica.
A quella disaffezione già in sé altamente preoccupante, un altro fenomeno non meno significativo si è aggiunto: la continua migrazione elettorale di un quarto di coloro che votano, che negli ultimi 10 anni - dalle elezioni del 2013 alle elezioni 2022 - hanno cambiato voto ad ogni elezione affidandosi ogni volta ad un partito diverso: il 25% a 5Stelle nel 2013, il 40% al PD nel 2014, il 32% a 5Stelle nel 2018, il 34% alla Lega nel 2019, il 26% a Fratelli d'Italia nel 2022.
Una migrazione spinta dall'ansia e dall'inquietudine di una società che vedendo venir meno le proprie certezze - di lavoro, di reddito, di tenore di vita, di futuro dei figli - chiede rassicurazioni. E non ricevendole cambia ogni volta destinatario della richiesta.
È da questo scenario che la politica deve ripartire. E in primo luogo lo deve fare il PD pesantemente colpito dall'astensionismo di una parte significativa del proprio elettorato.
C'è bisogno di una politica che muova dalle ansie e dalle aspettative degli italiani, mettendosi in ascolto della società e costruendo risposte concrete a domande e bisogni concreti.
C'è bisogno di una politica che rimetta in moto gli ascensori sociali, operi per una crescita di qualità fondata su sostenibilità, creazione di lavoro e welfare di prossimità. Una politica che restituisca a persone, famiglie e imprese le certezze perdute. Una politica che si batta perché ogni giovane abbia la possibilità di perseguire le proprie aspirazioni, le donne siano rispettate e davvero in condizioni di parità e ogni persona possa coltivare senza discriminazioni le sue scelte di vita.
Insomma una politica che sia non solo esercizio di responsabilità, ma creazione di opportunità e di promozione sociale.
Ed è questa politica che il nuovo PD deve interpretare e rappresentare, costruendo dall'opposizione un'alternativa credibile e concreta ad una destra che si dimostra ogni giorno di più incapace di raccogliere e soddisfare le aspettative degli italiani.
Serve un PD largo e aperto, ispirato in ogni suo atto da una cultura di governo, capace di raccogliere le domande dei cittadini e di mobilitare le tante energie della società per offrire soluzioni concrete e restituire fiducia. Un partito che abbia profonde e diffuse radici nei territori e nelle mille articolazioni della società. Un partito radicalmente rinnovato nel suo modo di fare politica e nella sua classe dirigente e guidato da un leader capace di rimettere l'Italia e gli italiani al centro della politica.
È questo il "nuovo PD" di cui abbiamo bisogno e per realizzarlo serve mobilitare le molte energie di cui l'Italia è ricca. Le Primarie del 26 febbraio aperte ai cittadini sono l'occasione per chiamare i cittadini a esserne fondatori. Quanto più alta sarà la partecipazione alle primarie tanto meglio potrà decollare il nuovo PD e tanto piu forte di una vasta legittimazione sarà il Segretario chiamato dai cittadini a guidarlo. È questo, dunque, il compito di questi giorni: sollecitare quanti più cittadini a votare il 26 febbraio per aprire una fase nuova nella vita del PD e nella politica italiana.
Piero Fassino
18 febbraio 2023