SOLI E PIÙ DEBOLI
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Esibizione di muscoli e arroganza non possono che portare a conflitti e isolamento. Questa semplice, ma ineludibile regola, ha trovato un ulteriore conferma nella vicenda dei migranti bloccati in mare per giorni e giorni dalla cocciutaggine ideologica del duo Salvini-Piantedosi. Migranti costretti a sbarcare in Francia, senza che vi fosse un preventivo accordo tra Roma e Parigi. Eppure non era difficile dare una soluzione diversa: sbarcare in Italia i migranti, secondo le regole europee, e trasferirli in Francia in applicazione dell'accordo europeo di redistribuzione sottoscritto tra 19 paesi. E a conferma della sua disponibilità, il governo francese si era detto pronto ad attivare immediatamente il relativo ponte aereo. Il governo Meloni ha invece voluto agire unilateralmente, impedendo lo sbarco e obbligando la nave con i migranti a dirigersi verso le coste francesi. Non solo, ma con la ormai consueta arroganza Salvini intonava il "glielo abbiamo fatto vedere noi chi siamo ai francesi". Di qui la dura reazione di Parigi con l'annuncio di non voler dare corso all'accoglimento di 3.500 migranti sbarcati in Italia, come precedentemente concordato. Anche perché la Le Pen - che Salvini ha sempre esaltato - a sua volta non ha mancato di attaccare Macron per la sua disponibilità a politiche di redistribuzione dei migranti. A dimostrazione di come i sovranisti nemmeno tra loro sono in grado di realizzare sintonia, incapaci di uscire dalle loro gabbie ideologiche. Risultato: una grave crisi politico-diplomatica con la Francia, essenziale nostro partner economico, politico e culturale. E colpisce la assoluta cecità della destra italiana nel non comprendere quanto il rapporto tra Roma e Parigi sia strategico: Paesi fondatori del processo di integrazione europea di cui sono tuttora principali attori insieme alla Germania; Paesi entrambi con proiezione mediterranea, direttamente investiti da tutto ciò che accade nel Mare Nostrum; membri entrambi di G7, G20 e NATO, condividendo la responsabilità di concorrere a un nuovo sistema multilaterale di governance del mondo. E oggi impegnati insieme a sostenere l'Ucraina in lotta per la propria libertà'. Altrettanto evidente l'interdipendenza economica: la Francia è il secondo nostro mercato di esportazioni - dopo la Germania - e l'Italia è il terzo mercato per la Francia, con migliaia di imprese dei due Paesi coinvolte nell'import-export (che nel 2021 ha fatto registrare un forte saldo a favore dell'Italia). 1500 sono le aziende italiane con investimenti e siti produttivi in Francia a cui corrisponde un numero equivalente di investimenti francesi in Italia. E la diversità dei sistemi industriali - grandi conglomerati in Francia, forte e diffusa piccola e media impresa in Italia - non ha impedito relazioni via via più intense, esaltandone anzi la complementarietà e favorendo nel corso dell'ultimo decennio la nascita di player globali italo-francesi, da Essilor-Luxottica a Stellantis sorta dalla fusione di FCA/Fiat e Peugeot, da Parmalat-Lactalis a BNP-BNL alle joint ventures nella moda e nel lusso. Spesso si dimentica che Italia e Francia sono tra i primi paesi agricoli dell'Europa. E sul fronte turistico la Francia è la prima destinazione per i turisti italiani e l'Italia seconda meta per i turisti francesi. E infine rappresenta un'eccellenza mondiale il patrimonio culturale delle due nazioni con intense e crescenti reti di collaborazione. Naturalmente questo non significa che gli interessi e le politiche adottate dai due Paesi siano sempre coincidenti. Lo si è visto in Libia dove per una certa fase - oggi superata - Italia e Francia hanno perseguito strategie diverse. Lo si vede nella freddezza francese all'allargamento dell'Unione ai Balcani occidentali, scelta sostenuta invece dall'Italia con grande determinazione. Ne' sono mancati in passato momenti di frizione e di conflitto su temi politici o economici. E tuttavia si tratta di dissensi componibili che in ogni caso non riducono, anzi sollecitano, la reciproca necessità di una sistemica intesa e cooperazione. La semplice verità di cui prendere atto è che Francia e Italia sono grandi nazioni la cui forza pesa e incide quando agiscono in sintonia. Lo si è visto nel confronto tra governi europei sul Recovery Fund dove l'intesa tra Roma e Parigi ha vinto le resistenze dei paesi frugali, ottenendo misure finanziarie di dimensioni affatto scontate. Così come in questi mesi Draghi ha ritrovato in Macron il principale alleato nel proporre all'Europa misure comuni per far fronte alla crisi energetica conseguente al conflitto russo-ucraino. E l'intesa con Francia sarà decisiva per una riscrittura del Patto europeo di Stabilità che non pregiudichi gli interessi italiani. Così come se davvero Roma vuole una nuova politica europea per le migrazioni, decisiva sarà l'intesa con Parigi Peraltro è proprio partendo da queste ragioni che Italia e Francia hanno sottoscritto un anno fa - con il forte impulso del Presidente Mattarella - il Trattato del Quirinale, non una semplice Dichiarazione di principi, ma un corposo testo che impegna i due Paesi a operare insieme su un amplissimo spettro di politiche: le politiche economiche e sociali per un'Europa della crescita e del lavoro, la stabilità e la sicurezza nel Mediterraneo, la neutralità climatica e la transizione energetica, la regolazione dei mercati per scambi equi, il multilateralismo e i diritti, le frontiere della tecnologia e le opportunità dell'intelligenza artificiale. È tutto questo che oggi rischia di essere compromesso dall'arroganza di una destra che invoca a ogni piè sospinto l'interesse nazionale e poi compie atti che lo negano clamorosamente, esponendo l'Italia a un isolamento internazionale da cui il nostro Paese trarrà soltanto negative conseguenze. |