La pace difficile
06 nov 2022 |
Decine di migliaia di persone hanno percorso sabato le vie di Roma in una immensa manifestazione per la pace in Ucraina. Altre migliaia hanno manifestato a Milano. Donne e uomini diversi per fede, ceto sociale, appartenenza politica. Ma tutti uniti nel volere un mondo libero da guerre, da armi nucleari, da corse al riarmo. Un mondo in cui ai conflitti si diano soluzioni fondati sul dialogo, sulla ragione, sul negoziato. Manifestazioni che hanno dato voce a un sentimento generale di rifiuto della guerra e del suo carico di lutti e distruzioni. Come bene ha scritto il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Mons. Zuppi in una lettera ai partecipanti: "il dolore diventi un grido di pace". Che il PD fosse presente con i suoi dirigenti e i suoi militanti è dunque naturale perché la pace è un valore fondante e primario per un partito fondato su valori di democrazia, convivenza, uguaglianza e diritto. Che tanta gente invochi la pace e si mobiliti per ottenerla è tanto più importante di fronte alla difficoltà di realizzarla. A quasi nove mesi dall'inizio della guerra una soluzione politica del conflitto, infatti, appare lontana e i margini per raggiungerla molto esigui. La ragione sta nella enorme difficoltà di trovare un punto di mediazione tra posizioni e volontà di segno opposto. Putin non solo ha invaso e occupato il Donbass, ma con referendum fasulli lo ha annesso alla Federazione Russa, dimostrando così che non intende in alcun modo restituire quei territori all'Ucraina. Gli Ucraini per parte loro difendono l'integrità territoriale del loro Paese e giustamente rifiutano di accedere a un negoziato in cui siano costretti ad accettarne la mutilazione. Anche perché la pace per essere accettata e duratura deve essere fondata sulla giustizia e non può fondarsi sulla legittimazione dell'aggressione di Putin e dell'annessione del Donbass. Essere consapevoli di quanto sia difficile la strada della pace, non significa tuttavia rassegnarsi ad una guerra infinita. Se oggi non esistono ancora condizioni per un negoziato, né per un cessate il fuoco permanente - che consoliderebbe l'occupazione russa del Donbass - pur nei ristrettissimi margini occorre agire per giungere almeno una "tregua temporanea": un primo passo che fermi le ostilità militari e consenta alla comunità internazionale di verificare se, come e a quali condizioni possano essere attivate iniziative in grado di aprire la strada ad una soluzione politica del conflitto. E per ottenere questa primo passo occorre che, accanto alle iniziative politiche e diplomatiche, sia mantenuta alta la mobilitazione di quanti credono nella pace e intendono agire per farla vincere. |
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