Sull'orlo del precipizio
20 feb 2022
Venti di guerra soffiano impetuosi in Europa orientale e la crisi tra Ucraina e Russia che si trascina dal 2014 rischia di precipitare in un drammatico conflitto armato.
Ogni sforzo va condotto per impedirlo e per aprire la strada a una soluzione politica negoziata e condivisa. Tutti sanno bene che una guerra nel cuore dell'Europa sarebbe una catastrofe dalle conseguenze devastanti. Tant'è che all'asprezza delle polemiche e delle dichiarazioni si accompagna una fitta rete di incontri, colloqui, contatti alla ricerca di una via di uscita. Ma il trascorrere del tempo espone al rischio che atti incontrollati o intempestivi sfuggano di mano avviando la crisi verso un esito irreversibile.
Per questo occorre prima di tutto ottenere una deescalation, chiedendo a Mosca di ridimensionare drasticamente la minacciosa presenza di 150.000 soldati russi alla frontiera ucraina, di non assecondare le spinte secessioniste delle autoproclamate repubbliche separatiste del Donbass e di non compiere atti che ledano la sovranità e la integrità territoriale dell'Ucraina.
D'altra parte l'Occidente non ha nessuna intenzione di accerchiare la Russia o metterne a rischio la sicurezza. E non ha perciò fondamento la pretesa di Mosca di creare ai suoi confini un'area di influenza e di sottoporre i paesi vicini a una sovranità limitata. Non siamo più nel tempo della guerra fredda, né dell'equilibrio bipolare che assegnava a Washington e Mosca il ruolo di arbitri del mondo. Viviamo in un mondo multipolare in cui ogni nazione ha diritto di essere artefice del proprio destino, pienamente sovrana e riconosciuta nella sua integrità territoriale. Vale per l'Ucraina, come per ogni altra nazione del pianeta.
Il tema della sicurezza non si risolve con protettorati, sfere di influenza, sovranità limitate, ma con un nuovo "Patto per la sicurezza in Europa" sottoscritto tra Stati Uniti, Russia e tutte le nazioni europee. Una Helsinki 2 che, partendo dai principi sanciti ad Helsinki nel 1975 con gli Accordi per la sicurezza comune, definisca regole e strumenti per consentire a ogni Paese di essere libero, sovrano e sicuro.
L'Europa è al centro di questa crisi e ha il dovere di agire per risolverla scongiurando il ricorso alle armi. L'intensa offensiva diplomatica messa in campo da Macron, Scholz, Draghi e altri leader europei testimonia di quanto l'Europa sia consapevole dei rischi drammatici a cui è esposta.
Difendere l'Ucraina e la sua sovranità è dovere morale e politico. Ricondurre Mosca a una politica di cooperazione è una necessità per la stabilità e la sicurezza del continente. Sono due obiettivi che vanno perseguiti con determinazione non lasciando nulla di intentato per scongiurare la guerra e aprire la strada ad un accordo. E l'Italia saldamente radicata nell'Alleanza atlantica e nella Unione Europea e al tempo stesso storicamente aperta alla cooperazione con la Russia, è chiamata a svolgere un ruolo attivo per uscire dalla crisi. Ne è conferma la richiesta di Zelenski e Putin a Draghi per una iniziativa di mediazione e facilitazione che va svolta nei tempi più rapidi possibili perché è forse l'ultima occasione per evitare il precipizio.