1º maggio al tempo del Covid
È il secondo 1º maggio del tempo del Covid. Un anno fa si era nel pieno del primo lockdown generalizzato e, nonostante i tanti vincoli imposti alla nostra quotidianità, diffusa era la speranza che dalla pandemia si sarebbe usciti entro l'estate. "Andrà tutto bene !" era lo slogan che rappresentava quella aspettativa.
La realtà si è dimostrata assai più dura: Covid19 non ha esaurito in pochi mesi la sua aggressività. Al contrario la diffusione del contagio è cresciuta mese dopo mese consegnandoci la tragedia di oltre 100.000 vittime.
Il 1º maggio di quest'anno si svolge in un clima segnato da un duplice sentimento. Per un verso diffusi sono sentimenti di preoccupazione, stanchezza, inquietudine per una situazione di cui non si vede ancora la fine: "quando ne usciremo e come ne usciremo?" è l'interrogativo che con ansia si pone ogni cittadino.
Per altro verso la campagna di vaccinazione - che entro luglio dovrebbe coprire 2/3 degli italiani - e la predisposizione da parte del governo del Piano nazionale di rinascita con la gigantesca dotazione finanziaria di 280 miliardi di euro, alimentano l'aspettativa di una fuoriuscita dal lungo tunnel in cui siamo stato obbligati a vivere.
Al centro di questa aspettativa c'è nell'animo di ogni persona il ritorno al lavoro, sia in chi è dipendente - ed è stato costretto in questi mesi alla cassa integrazione o allo Smart working - e sia in chi, titolare di un'attività autonoma, è stato costretto a ridurla o addirittura a sospenderla del tutto.
Dunque il tempo del tutto eccezionale a cui la pandemia ci ha costretti sottolinea ancora di più quanto il lavoro sia dimensione essenziale per la vita di ogni persona: perché dal lavoro dipende il reddito con cui una famiglia vive, ma anche perché il lavoro è il luogo in cui si esprime la creatività, l'ingegno, il sapere, l'identità stessa di ognuno di noi.
Il lavoro è la "ricchezza delle nazioni". Valorizzarlo e consentire a ogni persona di concorrere a produrla e di beneficiarne è un obiettivo irrinunciabile per qualsiasi società che voglia essere libera e giusta.
Anche nel tempo del Covid il 1º maggio ci richiama alla centralità del lavoro e al dovere di assicurarlo ad ogni donna e ad ogni uomo.