Le larghe intese non snaturano i partiti, la priorità è il Paese
07 feb 2021
"Niente sarà più come prima. La pandemia ha imposto un cambiamento generale e la fase che si è aperta pone a tutte le forze politiche questioni pesantissime da affrontare in termini nuovi. Soltanto a conclusione di questa esperienza si potrà misurare l'efficacia dei comportamenti avuti e come e con chi riprendere il cammino".

Fassino, in questo scenario di convulse mutazioni, l'ipotesi di un governo guidato da Mario Draghi rappresenta l'elemento politico di assoluta originalità. Che giudizio dà della scelta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella?
"Occorre partire da un dato di fatto. Di fronte al venir meno della maggioranza di centrosinistra che sosteneva il governo di Giuseppe Conte, il presidente della Repubblica aveva due possibilità. Convocare elezioni anticipate o promuovere un governo di larghe intese. Il voto anticipato, come le esperienze del 2013 e del 2018 indicano, avrebbe portato a 5-6 mesi di stallo, paralizzando il Paese in un momento di straordinaria difficoltà. Quindi è apparso necessario, con preciso senso di responsabiliutà, percorrere l'altro itinerario ed è questa la sfida che abbiamo ora avanti: un governo di emergenza in grado di affrontare i problemi della pandemia e della ripresa economica e sociale, con un incarico affidato a una personalità di altissimo profilo internazionale come Mario Draghi".

Quando è parla di larghe intese intende anche con la Lega?
"Guardi, anche in altri momenti di crisi abbiamo avuto esecutivi di vasta convergenza con la partecipazione e il sostegno di forze politiche di campi diversi e addirittura opposti. Penso a quelli presieduti da Carlo Azeglio Ciampi, Enrico Letta, Mario Monti. Un governo di larga convergenza non significa perdere la propria identità politica e ideale. Noi rimaniamo il PD, Forza Italia e la Lega rimangono ciò che sono. Si affrontano insieme per una fase problemi eccezionali nel puro e solo interesse del Paese è".

Non la imbarazza, dunque, vedere il Pd partecipare a un governo con la Lega?
"Guardando a quel che Draghi ha fatto in Europa, al suo profilo riformista, alla lucidità delle sue analisi non credo proprio che il suo programma creerà imbarazzi al PD. Se la Lega ritiene di poter sostenere un governo di vasta convergenza, guidato da un europeista e riformatore come Draghi, non vedo perché dovrei imbarazzarmi io e imbarazzarsi il Pd. Anzi, ribalterei l'interrogativo che in questi giorni viene rivolto soltanto al Pd: non dovrebbe la Lega imbarazzarsi a entrare in un governo con esponenti del Pd? Il fatto è che non si tratta di imbastire una alleanza tra forze politiche distanti e fino ad oggi opposte, ma di collaborare per far uscire l'Italia da una condizione di estrema crisi causata dalla pandemia. Significare combattere sempre meglio la diffusione del Covid-19, organizzare una efficiente campagna vaccinale, riaprire le tante attività ferme da un anno, predisporre un robusto piano per utilizzare il 209 miliardi di fondi europei in investimenti capaci di creare sviluppo e lavoro. Poi, raggiunto l'obiettivo, ognuno sceglierà la collocazione che riterrà'".

Intanto, una volta ritornati al proprio posto, le forze che compongono lo schieramento di centrodestra dovranno fare i conti con le divisioni maturate oggi.
"Certo. Fratelli d'Italia, con il suo no a Draghi, punta su una collocazione di opposizione sperando di raccogliere il consenso degli eventuali scontenti e così alimentare la sua rendita di posizione. La Lega invece, facendo prevalere la cosiddetta linea di Giancarlo Giorgetti, cerca di scrollarsi di dosso il peso dell'estremismo sovranista salviniano e rilegittimarsi agli occhi dei cittadini".

Matteo Salvini avverte comunque che un governo di larghe intese dovrebbe anche difendere i confini dagli sbarchi.
"Il governo governa tutti i giorni e dunque affronterà anche tutti i problemi che la quotidianità via via gli consegnerà. E peraltro l'Italia dovrà gestire nel '21 la Presidenza del G20 e dei Cop 26 sul cambiamento climatico. Draghi lo saprà fare ottimamente. E dico con nettezza che non mi appassiona la disputa tra governo tecnico e governo politico: non ci sono esecutivi che non siano politici e del resto il presidente incaricato Draghi è stato inequivocabile affermando che prima di tutto si sarebbe rivolto ai partiti e alle forze politiche presenti in parlamento".

Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, anche ieri ha sottolineato che ogni programma di rilancio economico e sociale del Paese non può prescindere da progetti di riforme strutturali. E' un ulteriore compito che vede affidato a un governo di emergenza?
"Certo, l'Italia ha bisogno di riforme strutturali troppe volte rinviate. Un clima di ampia convergenza può determinare le condizioni per avviarle dando al Paese una giustizia più rapida, un fisco più giusto, infrastrutture più moderne è sopratutto pubblica amministrazione veloce e semplice, forse la riforma più complicata ma anche la più urgente di tutte".

Una grande occasione, una sfida vitale. Per prepararsi al dopo?
"Per avere un dopo. L'esperienza di un governo di larga convergenza consentirà di valutare la qualità dell'azione di ogni forza politica. L'emergenza scaturita dalla pandemia contribuirà anche a ridefinire la geografia politica che si ricomporrà in base alla capacità mostrata nell'affrontare le sfide che si presentano oggi".
Intervista a Piero Fassino di G. Picone
pubblicata da Il Mattino