Referendum: adesso le riforme
27 set 2020 |
Come ampiamente prevedibile il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari ha raccolto un ampio consenso sfiorando il 70%. Non è una sorpresa visto che tutte le forze politiche - pur con motivazioni diverse - si erano espresse per il Sì. E peraltro la riduzione dei parlamentari è stata nel corso della vita della Repubblica via via proposta da ogni forza politica, sinistra compresa. Tuttavia il fatto che quasi il 30% degli elettori abbia votato No è un dato che sarebbe un errore liquidare come istinto conservatore. La gran parte di coloro che hanno votato contro lo ha fatto per due ragioni: non condividendo il messaggio populistico e demagogico - "taglio delle poltrone" - con cui una parte dei sostenitori del Sì ha motivato la riduzione dei parlamentari; e non condividendo una riduzione del tutto scissa da qualsiasi riforma degli assetti parlamentari. Non credo di sbagliare nel dire che buona parte di chi ha votato contro avrebbe probabilmente votato a favore se la riduzione dei parlamentari fosse stata proposta con il contemporaneo superamento del bicameralismo paritario differenziando le competenze di Camera e Senato. Dal che discende che la riduzione del numero dei parlamentari - per non ridursi a un demagogico manifesto - deve essere l'inizio di un percorso di riforme: superamento del bicameralismo paritario, riforma dei regolamenti parlamentari, nuova legge elettorale, forme di democrazia partecipativa dei cittadini, legge sui partiti, ridefinizione dei rapporti tra Stato e Regioni. Piero Fassino |