28 luglio 2016
Comunicazioni della Sindaca sul "Salone del libro".
Piero Fassino
Ringrazio il Sindaco. Siccome abbiamo pochi minuti, procederò per punti.
La prima questione è che credo vada detto con grande chiarezza che in questa vicenda l'Aie ha tenuto un comportamento molto scorretto, raccontando anche non poche bugie.
leggendo i giornali in questi giorni, scopriamo che, nel mese di febbraio, l'aie avrebbe deciso di fare il salone a milano, ma non l'ha mai comunicato a nessuno. a conferma del fatto che non l'ha comunicato c'è la messa in scena di aver detto di essere disponibile a confrontare proposte diverse per decidere se fare il salone a Torino o a milano; se era già stato deciso, per quale ragione accreditare l'idea di una disponibilità ad un confronto? questo dimostra la malafede con cui si è agito da parte dell'aie e credo che questo vada detto con grande chiarezza.
La seconda questione è che qualche bugia la dice anche qualcun altro. oggi ho letto un'altra intervista nella quale il dottor mauri, rappresentante di un gruppo editoriale importante, dice che la motivazione sarebbe la condizione di precarietà del salone, quando è noto a tutti che, nel 2015, si è lavorato, in presenza di una situazione di esposizione finanziaria difficile del salone, per dare solidità al salone risanando quell'esposizione finanziaria (al punto che il bilancio 2016, approvato dalla fondazione qualche settimana fa, realizza il pareggio di bilancio e risolve tutta l'esposizione debitoria pregressa) e per allargare l'assetto societario con l'ingresso, come si sa, del miur, del mibact e di intesa sanpaolo.
Quindi, il presunto contesto di precarietà, che avrebbe indotto gli editori a scegliere milano piuttosto che Torino, è un'invenzione, perché a quella precarietà si è data una risposta, tant'è vero che il salone 2016 - basta leggere le cronache dei giornali di qualche settimana fa soltanto - ha avuto un esito assolutamente soddisfacente dal punto di vista della partecipazione di pubblico, della ricchezza del programma culturale e delle vendite da parte degli editori; è stata un'edizione che non ha fatto rimpiangere nessuna delle edizioni precedenti. quindi, non è vero che ci fosse la disponibilità al confronto, perché si era già deciso, e non è vero che si è assunta questa decisione a fronte di un quadro di precarietà, perché, in realtà, era già stato risolto. aggiungo che il dottor polillo, rappresentante nella fondazione del libro per lungo periodo prima che arrivasse il dottor motta, in una seduta dell'assemblea dei soci dell'11 giugno 2015 dichiarò quanto segue: "vorrei smentire categoricamente l'ipotesi di un trasferimento a milano del Salone del libro. milano non pensa affatto a fare concorrenza al Salone di Torino". questo è quanto ha dichiarato il rappresentante dell'aie l'11 giugno 2015 e mi pare che tutto questo renda evidente il comportamento scorretto di fronte al quale ci siamo trovati.
Infine, vi è una terza questione (e, poi, farò due considerazioni conclusive): in tutto il dibattito di questi mesi, in questo palazzo ed anche in altri palazzi di questa città ci si è posti il problema del perché si svolge al lingotto il salone e si è accreditata l'idea che si facesse al lingotto perché c'era qualcuno che voleva favorire qualcuno al lingotto. il salone si fa al lingotto da 30 anni - quindi, non da qualche anno - ed è una scelta che ha attraversato la vita amministrativa e culturale di questa città per tre lustri.
Si fa al lingotto perché il lingotto è la struttura fieristico-espositiva su cui questa città ha investito: la metropolitana è stata portata al lingotto perché c'è la struttura fieristico- espositiva, la ricettività alberghiera è stata riorganizzata intorno al lingotto in funzione del fatto che c'è un polo fieristico espositivo e, oltre agli spazi espositivi che gestisce gl events, ci si può avvalere di spazi espositivi gestiti dal centro congressuale fiat che sono significativamente rilevanti per lo svolgimento del salone. quando si deve presentare il libro di saviano o, quando era vivo, di eco o di enzo bianchi, che sono presentazioni che richiamano 2.000 o 3.000 persone, o si ha a disposizione il salone del centro congressi della fiat o, altrimenti, quella presentazione non si potrebbe fare, perché qualsiasi altro spazio della città non ha capienze analoghe utilizzabili. il salone si svolge al lingotto per queste ragioni, che sono banalmente sotto gli occhi di tutti e che dovrebbero finalmente del tutto destituire di fondamento l'idea che ci sia dietro qualcosa che non c'è. infine, è evidente che Torino non può rinunciare ad essere una città del libro; dalle dichiarazioni che ha fatto il presidente della regione e adesso anche il sindaco, è chiaro che nessuno di noi pensa di poter rieditare un Salone del libro esattamente come se non fossero accadute le cose che sono accadute; bisognerà quindi lavorare ad un nuovo format ed a nuovi progetti - mi pare che si vada in questa direzione -, che naturalmente riaffermino la centralità dell'impegno della nostra città intorno al tema del libro e dell'editoria, perché questa è una città che si è caratterizzata con questa vocazione. finisco il mio intervento con un'ultima considerazione: questa vicenda introduce una ferita non facilmente rimarginabile nei rapporti tra due città ed è del tutto evidente un sentimento di fastidio, quanto non di irritazione, che c'è nella nostra città nei confronti della città di milano per quello che è accaduto. detto questo, penso che nei passaggi difficili bisogna però far valere la lucidità. Torino e milano sono due città che sono sempre più complementari: sono le due principali città industriali di questo paese, sono i due principali poli di esportazione di questo paese, sono le città in cui sono concentrati i principali azionisti della principale banca di questo paese, sono le città che hanno i due migliori politecnici di questo paese, sono due città che hanno le principali eccellenze - al netto dei monumenti che ci sono in ogni paese italiano - nel sistema culturale del nostro paese (dalla lirica, all'arte contemporanea, al teatro di prosa), sono due città collegate, oggi, in 43 minuti dal treno ad alta velocità e che, tra due anni, con il nuovo frecciarossa 1000 (che sarà omologato a 400 chilometri orari) saranno collegate in 26 minuti. il problema di un rapporto tra queste due città è ineludibile ed è grave quello che è avvenuto, perché non ci si è resi conto della ferita che si produceva e delle difficoltà e degli ostacoli che si propongono nel momento in cui bisognerebbe lavorare non a favorire delle conflittualità competitive (che non servono a nessuna delle due città), ma invece a costruire una complementarietà ed una interdipendenza che è sempre più necessaria per lo sviluppo delle due città. credo che, nonostante quello che è accaduto, Torino debba continuare a lavorare, come si è fatto in questi anni, in questa direzione.